Il reflusso gastroesofageo è una condizione patologica che si verifica in una considerevole percentuale della popolazione mondiale: essa consiste nel riversarsi degli succhi gastrici presenti nello stomaco, all’interno dello sfintere esofageo, provocando una sintomatologia dolorosa, in grado di compromettere la qualità e lo stile di vita di chi ne soffre.
L’esofago è un organo tubolare appartenente all’apparato digerente, in grado di collegare la cavità orale, prima sede dell’attività digestiva, con lo stomaco, principale organo all’interno del quale l’organismo si occupa della demolizione, della scissione e dell’assorbimento degli alimenti e delle sostanze assunte attraverso la dieta.
Per impedire la risalita del bolo alimentare dallo stomaco alla cavità orale, l’esofago è dotato al suo interno di forti anelli di muscolatura liscia, in grado di spingere il cibo verso il basso: a congiungere esofago e stomaco è presente uno sfintere esofageo, chiamato cardias, che ha il compito di allargarsi e restringersi, rispondendo alla deglutizione del soggetto.
Reflusso gastroesofageo: cause
Tra le principali cause del reflusso gastroesofageo abbiamo l’aumento della pressione intra-addominale: questa scaturisce, nella maggior parte dei casi, da una condizione di sovrappeso del soggetto ed è molto comune nei soggetti obesi o gravidi.
In questo caso, la variazione anomala di pressione permetterà al contenuto acido dello stomaco di risalire nell’esofago, superando l’ostacolo del cardias e della muscolatura: se il tempo di permanenza dei residui acidi all’interno dell’esofago dovesse superare una certa soglia e comparire con una frequenza elevata, si può parlare di Malattia da Reflusso Gastroesofageo, che potrebbe avere ripercussioni disastrose sull’intero processo digestivo dell’organismo.
Un’altra causa del reflusso, potrebbe essere riconducibile ad una diminuzione del tono muscolare del cardias e dell’esofago, dovuto dall’assunzione di cibi eccessivamente grassi o di sostanze come la nicotina, la caffeina o di determinati farmaci.
Reflusso gastroesofageo: sintomi
Questa condizione può provocare nel paziente sintomi di diversa natura, che possono risultare di gravità clinica variabile e provocare una condizione di profondo disagio fisico e psicologico.
Tra i sintomi più comuni troviamo:
- Pirosi: sensazione di dolore nella parte posteriore dello sterno
- Rigurgito: percezione e risalita di liquidi all’interno della cavità orale, dal gusto acido e spiacevole
- Flutter diaframmatico: singhiozzo dovuto alla contrazione involontaria del diaframma
- Dispepsia: difficoltà digestiva persistente
- Nausea: dovuta specialmente all’influenza ormonale nei processi digestivi
- Alitosi persistente: condizione in grado di generare un forte imbarazzo sociale e psicologico, dovuta alla risalita di gas digestivi all’interno della cavità orale
Reflusso gastroesofageo: diagnosi e cura
Tra le principali metodologie diagnostiche impiegate clinicamente per diagnosticare la Malattia da reflusso gastroesofageo, vi sono:
- Esame radiologico: consiste nel far ingerire al paziente un liquido che fungerà da contrasto, per poter osservare ed evidenziare radiologicamente il percorso che esso compierà all’interno del tubo digestivo. Se sarà riscontrata una risalita del cibo lungo l’esofago, l’esame diagnostico potrà dirsi positivo.
- Gastroscopia: tecnica diagnostica piuttosto invasiva che consiste nell’inserire un sondino all’interno della cavità orale, che attraverserà l’intero tratto digestivo fino al primo tratto dell’intestino tenue. Mediante la gastroscopia, il medico sarà in grado di osservare le pareti dell’apparato gastrointestinale attraverso una piccola telecamera posta al termine del sondino e di prelevare, se necessario, dei frammenti di mucosa per la biopsia.
In base all’entità della patologia, sarà compito del medico stabilire la cura più adatta in base alle necessità del paziente. Le terapia più impiegate per la risoluzione di questo problema sono:
- Alimentari: il paziente viene invitato a modificare le proprie abitudini, cessando l’assunzione di tutti quegli alimenti responsabili della produzione di acido a livello dello stomaco, come ad esempio la caffeina o il cioccolato e abbandonando vizi deleteri per l’organismo come il fumo o l’assunzione frequente di alcolici.
- Farmacologiche: questo tipo di terapia è finalizzata all’assunzione di farmaci antiacido, in grado di neuralizzare il pH dello stomaco. Questi farmaci tuttavia agiscono esclusivamente a livello sintomatico, eliminando il disagio ma non risolvendo il problema: inoltre un abuso di queste sostanze potrebbe causare all’organismo altri disagi legati alla digestione.