La trasformazione dell’economia italiana negli ultimi cinquant’anni e l’allungamento delle aspettative di vita hanno determinato un forte aumento della domanda di servizi assistenziali per gli anziani.
Aumentano le badanti italiane
Nel periodo 2011-2020, gli assistenti familiari (le cosiddette badanti) regolarmente iscritte all’INPS sono passate da 310 mila a 438 mila, ovvero, un aumento del 41%.
Se le donne straniere rappresentano la componente più numerosa di questa platea, il dato che è interessante notare è il rapido aumento delle donne italiane che decidono di dedicarsi alla cura delle persone anziane.
Sempre con riferimento al periodo 2011-2020, le badanti italiane sono triplicate, passando da 36 mila a 106 mila, e rappresentano il 24,3% del totale. (Fonte: Osservatorio Domina sul Lavoro Domestico).
Questi dati statistici trovano un facile riscontro nei siti di annunci di lavoro per badanti come, per esempio, il sito LeBadanti.it. Nella pagina degli annunci dei candidati in cerca di lavoro, vediamo una platea molta vasta ed eterogenea di candidati. La componente femminile straniera è ancora dominante, ma troviamo anche tante nostre connazionali.
Quanto guadagna una badante convivente?
Colpa delle crisi economica, le nostre connazionali hanno riscoperto una professione a lungo snobbata.
Tra le figure maggiormente richieste dalle famiglie italiane bisognose di assistenza spicca quella della badante convivente.
Il motivo per cui il contratto di assistenza in regime di convivenza è il più diffuso, rispetto ad altre forme contrattuali come, per esempio, la badante part time o la badante fissa, è facile da capire.
La badante convivente vive infatti in casa con l’anziano, provvede ai suoi bisogni e alla cura della casa, e all’occorrenza può assistere l’anziano durante le ore notturne.
Rispetto ad altre tipologie contrattuali, il regime di convivenza presenta un innegabile vantaggio. La badante convivente non paga l’affitto di casa e risparmia su vitto e bollette.
Per quanto riguarda lo stipendio, la remunerazione della badante convivente è stabilita dal contratto collettivo nazionale per il lavoro domestico in base ai livelli d’inquadramento e aggiornata ogni anno.
In base ai minimi retributivi 2021, lo stipendio mensile di una badante convivente che si occupa di un anziano autosufficiente (livello BS) è di 821,56 euro. Se invece l’anziano non è autosufficiente (livello CS), il compenso mensile sale a 997,61 euro. Per le badanti che sono in possesso di una formazione specifica come assistente familiare, la remunerazione aumenta ancora fino ad arrivare a 1.232,33 euro al mese più un’indennità mensile di 173,55 euro.
Conti alla mano, il mestiere della badante convivente non sembra essere così male e non stupisce quindi che molte donne italiane stiano guardando con interesse a questo possibile sbocco professionale. Ma conviene davvero?
Ma è così vantaggioso il regime di convivenza?
Il contratto collettivo nazionale del lavoro domestico non si limita a fissare la remunerazione minima che il datore di lavoro è obbligato a corrispondere al lavoratore, ma stabilisce anche alcuni diritti fondamentali del lavoratore.
Per esempio, nel caso di regime di convivenza, il CCNL prevede 54 ore settimanali così ripartite: 10 ore dal lunedì al venerdì e 4 ore il sabato. La domenica è riposo. Per quanto riguarda il riposo giornaliero, la legge stabilisce che le badanti conviventi hanno diritto a 11 ore di riposo consecutive nella giornata.
E questa è probabilmente la principale criticità dei contratti in regime di convivenza. Le famiglie molto di rado rispettano i dettami di legge per quanto riguarda le ore di lavoro e i turni di riposo e costringono le badanti a degli orari di lavoro massacranti, sia di giorno che di notte.
Infine, bisogna tener presente l’elevato tasso d’irregolarità che caratterizza il settore del lavoro domestico.
Stando alle stime fornite dai sindacati di categoria circa il 57% delle badanti lavora senza un contratto di lavoro e non mancano veri e propri episodi di sfruttamento.