Il babywearing, ovvero l’arte di portare (indossare, traducendo letteralmente) i bambini. Si tratta di una tradizione antica come il mondo che, però, ultimamente sta tornando molto in voga. Il motivo principale di questa riscoperta è sicuramente legato alla sua grandissima comodità e versatilità. Portare i bambini in fascia infatti presenta innumerevoli benefici sia per il portatore (l’adulto) che per il portato (il bambino). Se vi state imbattendo in questa pratica e ne volete sapere di più in poche parole, continuate a leggere per scoprire tutto quello che c’è da conoscere e le basi del babywearing.
Babywearing: cos’è e cosa significa
Come detto, babywearing si può tradurre in modo letterale dall’inglese come “indossare il bambino”. Grazie all’utilizzo di fasce porta bebè, marsupi e altri tipi di supporti i bambini possono infatti restare a stretto contatto con l’adulto di riferimento, spesso identificato nella madre. Ci riferiremo per comodità alla madre come “portatore” in generale, ma ciò non toglie che la fascia porta bebè può essere utilizzata benissimo da papà, nonni ed educatori ed educatrici del nido.
I benefici del babywearing
La necessità di essere portati pelle a pelle è infatti innata nei neonati. Come tutti i cuccioli di mammifero, e in particolare i primati, la vicinanza alla madre è fondamentale sia per lo sviluppo fisico che, soprattutto, cognitivo. Nello specifico, per il babywearing i benefici possono essere così riassunti schematicamente:
Diminuisce il rischio di depressione post partum, dando alla mamma la possibilità di continuare a svolgere le attività quotidiane e il lavoro avendo suo figlio sempre con sé. Portare in fascia permette altresì di uscire più spesso senza l’ingombro di passeggini, ovetti, trio e quant’altro. Basta una fascia e uno zaino et voilà, si può uscire a fare una passeggiata senza pensieri.
Rafforza il legame tra portato e portatore. Per questo motivo è consigliato specialmente per i papà, i quali nei primi mesi ricoprono un ruolo piuttosto marginale e che invece potrebbero partecipare ancora più attivamente alle cure parentali
Tranquillizza il neonato, che poggiando l’orecchio sul petto della mamma ritrova quel battito cardiaco così familiare che lo ha accompagnato per tutta la durata della sua vita nella pancia della mamma
Favorisce l’allattamento al seno, che può essere portato avanti anche mentre il bambino è in fascia, con grande comodità per la mamma che così può continuare a svolgere le sue attività
Riduce le coliche, sia per intensità che per durata. La vicinanza del corpo, in particolare il “pancia a pancia”, aiuta il neonato a rilassarsi e a distendere i muscoli addominali. Così facendo è meno soggetto a coliche e, quindi, a tutti i problemi ad esse collegati.
Aiuta a sopportare meglio i dolori legati alla dentizione del neonato. Proprio perché è in grado di rilassare e cullare il neonato, l’andamento della mamma che passeggia col bimbo in fascia può aiutarlo a distrarsi dal fastidio alle gengive.
Come portare in fascia?
Ma come si fa e da dove si inizia? Quali sono i supporto ergonomici più adatti allo sviluppo del neonato? Come si usa la fascia babywearing? Il modo migliore è senza ombra di dubbio quello di contattare una consulente babywearing. Questa figura professionale è molto utile non solo perché spiega al genitore come utilizzare la fascia (o altri supporti). La consulente vi spiegherà nel dettaglio qual è la posizione più ergonomica e corretta per la crescita del bambino e quale supporto utilizzare in base all’età.
In più, una consulente è generalmente una persona molto preparata sia sullo sviluppo fisico e cognitivo del bambino che delle problematiche che affliggono spesso i neogenitori. Trovare una professionista in grado di fornirvi non solo una consulenza babywearing, ma anche un supporto morale e psicologico, è un aspetto fondamentale. Solo una regola vale sempre e comunque a prescindere del supporto che sceglierete: mai fronte mondo!